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La tartuficoltura

Il tartufo è un prodotto spontaneo del sottobosco, ma è possibile anche coltivarlo. In questo caso si parla di tartuficoltura. Qui le informazioni utili

Il tartufo è un prodotto spontaneo del sottobosco, che in Emilia-Romagna si ricerca e raccoglie in molte zone ed in vari periodi dell’anno. È però possibile, a certe condizioni, coltivare il tartufo in una determinata area (tartufaie coltivate), oppure intervenire per migliorare la produttività di un’area già vocata alla produzione tartuficola (tartufaia controllata).

Qui le informazioni utili su tartufaie coltivate e tartufaie controllate, per capire chi può richiedere l’autorizzazione ad intervenire, come si gestiscono le tartufaie e a chi rivolgersi.

Tartufaie coltivate

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La coltivazione del tartufo in Nuova Zelanda

Le ricerche sulla coltivazione del tartufo nero (Tuber melanosporum) in Nuova Zelanda iniziarono nella metà degli anni 80’. Per motivi di quarantena non fu possibile importare piante micorrizate dall’Europa così si iniziò a produrle in loco, avendo cura di evitare qualsiasi contaminazione con funghi ectomicorrizici estranei.

La coltivazione del tartufo in Nuova Zelanda. Annales confederationis Europaea Mycologiae Mediterraneensis. XII Giornate Micologiche della CEMM, Norcia 7-13 novembre 2004. Unione Micologica Italiana ed., Bologna

ZAMBONELLI, ALESSANDRA;BONUSO, ENRICO;IOTTI, MIRCO; 
2004

Le ricerche sulla coltivazione del tartufo nero (Tuber melanosporum) in Nuova Zelanda iniziarono nella metà degli anni 80’. Per motivi di quarantena non fu possibile importare piante micorrizate dall’Europa così si iniziò a produrle in loco, avendo cura di evitare qualsiasi contaminazione con funghi ectomicorrizici estranei. Il primo tartufo fu trovato il 29 luglio 1993, in una tartufaia coltivata di cinque anni situata vicino a Gisborne, nella costa est dell’isola del nord. Attualmente in Nuova Zelanda ci sono sette tartufaie in produzione e sono state realizzate più di cento tartufaie di T. melanosporum sparse in tutto il paese.

Si stanno inoltre conducendo ricerche sulla coltivazione di Tuber aestivum, Tuber borchii e di altre specie di funghi ectomicorrizici eduli di potenziale interesse economico.

Ringraziando

Tutti gli autori

UNIBO.IT

Zambonelli A.; Bonuso E.; Iotti M.; Hall I.R. .

link a questo documento:

https://hdl.handle.net/11585/47131

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PROVA DI CERCA DEL TARTUFO tipo “A”

Domenica, 26 febbraio 2023

PROVA DI CERCA DEL TARTUFO tipo “A” – con rilascio di CAC

– PROVA RISERVATA ALLA CLASSE GIOVANI E LIBERA –
batterie miste maschi-femmine

PRATA DI PRINCIPATO ULTRA

Si possono iscrivere alla prova massimo n.ro … in classe Libera e … in classe Giovani

Località ACQUAVITARI 

Ritrovo presso Bar “Chocolate”
Viale dei Fiori, 3, 83030 Prata di Principato Ultra AV

Valida per il Campionato di Lavoro E.N.C.I.
Valida per il Campionato Sociale di Lavoro C.I.L.
Valida per il Campionato Regionale – Sud

Su Tuber moscatum (tartufo moscato) in tartufaia naturale


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Il Prof. Pacioni Giovanni scopre una nuova specie di tartufo

Si tratta del Tuber Suave, rinvenuto nella provincia de L’Aquila e spesso scambiato per il Tuber Uncintum.

Ripubblico volentieri questo articolo dell’amico Giovanni che è sempe presente alle domande e interrogativi di noi comuni tartufai nel determinare ritrovamenti delle nostre uscite . Grazie Giovanni

Di seguito l’articolo scientifico pubblicato sulla prestigiosa rivista “Jounal of Fungi”.

jof-07-01090-T.mesentericum-group

Fonte :https://www.pacioniconsulenze.com/chi-siamo/

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PROVA DI CERCA DEL TARTUFO tipo “A”

Domenica, 12 febbraio 2023

PROVA DI CERCA DEL TARTUFO tipo “A” – con rilascio di CAC

– PROVA RISERVATA ALLA CLASSE GIOVANI E LIBERA –
batterie miste maschi-femmine

Località San Donnino – AREZZO

Si possono iscrivere alla prova massimo n.ro 30 in classe Libera e 30 in classe Giovani

Ritrovo presso campo gara

Valida per il Campionato di Lavoro E.N.C.I.
Valida per il Campionato Sociale di Lavoro C.I.L.
Valida per il Campionato Regionale – Centro

Su Tuber Borchi Vittadini (tartufo bianchetto) in tartufaia naturale

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Il manuale del ricercatore di tartufi

Il manuale è destinato a promuovere la conoscenza del tartufo in Lombardia, risorsa per molti aspetti ancora non bene conosciuta anche fra gli appassionati.

Il manuale, con dati riferiti al giugno 2009, fornisce le seguenti informazioni:

  • estratto della legislazione statale e regionale;
  • estratto della carta delle vocazioni e potenzialità tartufigene della Lombardia;
  • schede descrittive delle varietà dei tartufi;
  • indicazioni sul consumo e la conservazione dei tartufi freschi.

.

Allegati

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Rivista ufficiale del tartufo italiano, È uscito il primo numero del 2023

Filippo Polidori, Food Guru, l’ Accademico del tartufo per il 2023, lancia il messaggio insieme ai sommi maestri e gli eroici chef: «Magnifichiamo le doti del tartufo tutto l’anno».

Siamo di fronte ad un momento particolare del mondo del tartufo, dove vogliamo smitizzare l’idea di un singolo tartufo opulento ma parlare di tartufi italiani 12 mesi all’anno e quindi in questo numero di Accademia del Tartufo nel Mondo, il primo del 2023, raccontiamo decisamente il tartufo tutto .Abbiamo nominato Filippo Polidori, Food Guru, come Accademico del tartufo per il 2023, bbbiamo il grande patrimonio culturale di avere con noi due redattori che sono i 2 massimi Maestri viventi della cultura del tartufo assoluta nel mondo: Gérard Chevalier e Mario Palenzona e abbiamo indicato i 5 chef Ambassador del tartufo marchigiano nel mondo, uno per provincia, affinché dalle Marche parta un messaggio assoluto e differente: il tartufo è un grande calamitatore di benessere turistico, culturale, enogastronomico e ambientale. Valorizziamolo 365 giorni l’anno.

“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini

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Quanto costa una pianta di tartufo bianco d’alba

Piemonte terre di tartufi

Unica in tutto per quanto concerne il tartufo, la regione Piemonte ha riaperto i bandi per la tuela delle piante che producono il prezzioso tubero il Bianco d’Alba.

Ma per cercare il tartufo sotto a queste preziosissime piante, oltre al cane ci si deve preparare ad un esame teorico e passarlo a pieni voti.

Per praticare la ricerca e la raccolta del tartufo occorre essere muniti di apposito tesserino di idoneità. Il rilascio del tesserino avverrà sulla base di un esame durante il quale il richiedente dovrà dimostrare alla Commissione competente la propria idoneità con la conoscenza, in particolare, delle norme nazionali e regionali che regolano la ricerca, la raccolta e il commercio dei tartufi freschi. L’età minima dei candidati non deve essere inferiore ai 14 anni. Le competenze in materia di rilascio e rinnovo decennale dei tesserini sono attribuite alle Amministrazioni Provinciali, le quali definiscono anche annualmente il calendario degli esami.

Ma per ritrovarci a settembre muniti di tesserino negli stessi habitat di cerca, fondamentale è il contributo dei conduttori di terreni che hanno la possibilità di tutelare le proprie piante con un particolare contributo della Regione Piemonte, ecco come fare per averlo

Indennità per la conservazione del patrimonio tartufigeno

Possono presentare domanda di ammissione al contributo i proprietari o possessori di terreni, siti in Regione Piemonte, sui quali siano radicate piante produttrici di tartufo bianco d’Alba – Tuber magnatum Picco.
Le piante che, se riconosciute produttrici di Tuber magnatum Picco, danno diritto all’indennità sono le seguenti latifoglie:

  • Querce: farnia (Quercus robur), rovere (Quercus pætrea), roverella (Quercus pubescens), cerro
  • (Quercus cerris);
  • Pioppi: pioppo nero (Populus nigra), Pioppo bianco (Populus alba), Pioppo tremolo (Populus tremula), Pioppo ibrido
  • Salici: salicone (Salix caprea), salice bianco (Salix alba), salice da vimini (Salix viminalis)
  • Tigli: tiglio nostrale (Tilia platyphillos), tiglio selvatico (Tilia cordata),
  • Carpini: carpino bianco (Carpinus betulus), Carpino Nero (Ostrya carpinifolia);
  • Nocciolo (Corylus avellana).

La domanda di indennità è presentata dal conduttore, proprietario o possessore dei terreni nei quali sono radicate le piante tartufigene oggetto di conservazione

Tutte le info sul sito della Regione Piemonte : https://servizi.regione.piemonte.it/catalogo/portale-tartufi

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L’invasione del tartufo d’Africa

Terfezia

Il falso Made in Italy non conosce né limiti né confini. Dopo il vino, il pomodoro, la mozzarella, i tarocchi conquistano un baluardo creduto inviolabile, il tartufo italiano.

Tutto inizia da un’operazione dei NAS di Bologna, arrivati a sequestrare 300 chilogrammi di tartufi, merce africana di qualità scadente ma venduta come prodotto italiano di qualità.

La catena iniziava da una ditta di Pistoia, che importava tartufi dall’Africa settentrionale: dopodiché, questi venivano ceduti ad aziende di Bologna e Pesaro-Urbino.

Nei loro locali, al tartufo d’Africa venivano aggiunti vari aromi sintetici (n.d.r. si presume: bismetiltiometano).

Terfezia

Così, il tartufo d’importazione (Tuber oligospermum, specie comune, di nessun valore e vietato in Italia) veniva camuffato da pregiato il Tartufo Bianchetto (Tuber Borchii Vittad.) il cui prezzo sul mercato varia tra i 18 e i 70 euro all’etto. Il lavoro dell’Arma ha inoltre evidenziato quantità e portata della frode.
I falsi tartufi italiani sono già arrivati ai consumatori: l’indagine è infatti nata da ispezioni di ristoranti e perquisizioni in aziende.

I militari hanno potuto sequestrare 300 chili di prodotto, in parte già confezionato e destinato al mercato brasiliano, posto i sigilli a due depositi clandestini di alimenti del valore complessivo di circa 700mila euro, ed elevando sanzioni amministrative per un totale di 13mila euro.

I Carabinieri hanno denunciato i titolari delle aziende coinvolte, per frode in commercio, vendita di prodotti alimentari non genuini e violazione della normativa quadro sui tartufi.

Aldilà del caso singolo, l’episodio preoccupa in quanto testimonia l’ennesimo successo della contraffazione alimentare.

Fino a poco tempo fa, il tartufo veniva ritenuto immune da falsi e tarocchi per la complessità e la varietà dei suoi aromi e sapori. La vicenda del tartufo d’Africa smentisce tale presunta difesa, nonostante i falsari dimostrino ancora dei limiti. Incapaci di imitare efficacemente il Tartufo bianco d’Alba, essi sono costretti a ripiegare su varietà come il Bianco
d’Alba, di valore ma più modesto.

E’ però una consolazione modesta. In base ai rilievi di Coldiretti, nel 2012 le esportazioni di tartufo sono aumentate, capaci di toccare nei primi tre mesi quota 4200 chili contro i 2200 dell’intero 2011. Nonostante l’import sia operazioni lecita, il sospetto di trovarsi di fronte a merce pronta ad essere mascherata da prodotto nostrano è sempre più forte.

Il tartufo italiano è uno dei fiori all’occhiello della produzione nazionale, capace di convincere esperti ed addetti ai lavori internazionali, generando un giro d’affari di 400 milioni di euro. Ora, anche questo paradiso (di qualità e valore) sembra perduto??? no di certo!!!

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Raccolta tartufi: il calendario 2022-2023

calendario di raccolta dei tartufi per la stagione 2022-2023 definisce i tempi e luoghi per ogni specie di cui è autorizzato il prelievo nell’anno solare e conferma il calendario dell’anno precedente per tutto il territorio regionale.

Il decreto n. 2813 del 4 marzo 2022 è stato pubblicato sul BURL n. 10 serie ordinaria di martedì 8 marzo 2022.

Si ricordano le principali regole vigenti in Lombardia per la raccolta dei tartufi:

  • Per raccogliere i tartufi è necessario possedere un tesserino di idoneità, rilasciato dalle province alla fine di uno specifico percorso formativo.
  • Nei periodi di apertura del calendario, la raccolta dei tartufi commestibili maturi può essere effettuata nell’arco delle 24 ore giornaliere.
  • Il quantitativo di tartufi di cui è concessa la raccolta non può superare il peso di 1 (un) chilogrammo al giorno per persona, fatta salva la raccolta di un unico esemplare di peso superiore.

Le stazioni produttive sono il risultato dell’insieme di tantissimi fattori biologici e climatici che nessuna normativa o circolare burocratica può inquadrare in modo esaustivo e con estrema efficacia. Oltre al rispetto dovuto delle regole serve l’esperienza e la sensibilità di ogni raccoglitore che non solo rispetti la normativa ma si limiti alla raccolta dei corpi fruttiferi pienamente maturi e limiti al minimo indispensabile la movimentazione del terreno per l’estrazione del carpoforo.

I corpi fruttiferi immaturi infatti non hanno profumo percepibile e alcun particolare sapore ma la richiesta di mercato è tale da assorbire anche questi funghi i quali purtroppo sono comunque individuabili dai cani particolarmente specializzati.

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